Uomo

Uomo

27 novembre 2013

SI RIPARTE

Dopo i tentativi falliti di ritrovarmi a mio agio sulla piattaforma nella quale hanno trasferito me e molti altri bloggers, eccomi su questa che offre delle possibilità affini a quelle alle quali sono abituato con  molto di più da sperimentare. Condividere e seguire il proprio blog che è poi una parte di noi e di ciò che siamo, in alcuni casi anche l'espressione aderente alla realtà vera, non è di certo la principale delle nostre occupazioni ma, quando hai depositato te fra queste pagine e ti ritrovi fra le sue righe, anche quelle non scritte ma fortemente leggibili, ebbene sei attirato ad imbrattare questo foglio virtuale di inchiostro altrettanto virtuale. Cominci a scrivere e mentre guardi il cursore che scorre sul monitor lasciando dietro di sé lettere e parole e spazi vuoti, sei consapevole che forse stai parlando proprio con te nello stesso modo come se 'ti' avessi di fronte e senza molte remore, cominciassi a dire a te stesso ciò che sei e come sei. Parte della tua vita è registrata su queste aree profondamente accessibili solo per chi può comprendere e che si lascia guidare dall'illogica empatia, primo motore della comprensione più vera di sé e del mondo che ci circonda. Lascio quindi ciò che mi è stato imposto e vivamente consigliato per continuare qui su questo 'Giannipianofortista' il quale segue la scia della sua nascita che crescendo gli ha permesso di diventare Uomo. Di quella rappresentatività che è attento al mondo ed alle sue ombre più che ai suoi bagliori ed alle cose non dette più che a quelle proferite ad alta voce con la supponenza della pretesa verità. Dell'attenzione agli individui zoppicanti più che ai  meravigliosamente spediti, perché conosco cosa determina lo zoppicare e le cause della corsa. Insomma non mi muovo da qui, resto inchiodato a questa nuova piantagione nella quale conto di mettere giù radici di quelle che affondano bene nel terreno, si dice ' a fittone' se non sbaglio, e se anche un domani dovesse accadere che dovessi andar via anche da qui, cosa che non mi auguro, come è accaduto ora dopo tanti anni di permanenza su myblog, ebbene non sarà così demoralizzante, come non lo è stato in questi stessi giorni, considerando che quel desiderio di scrivere e di condividere è un fuoco che non si è ancora spento ma che invece è più vivo e scoppiettante che mai!















































26 novembre 2013

Migrazione o Trasferimento?







Ho tentato, ma non sono riuscito a rinunciare all'atmosfera che crea la musica e alla libertà, di questo genere poi non così importante ma significativa, di stanziarmi su una piattaforma diversa da quella consigliata-imposta da myblog e quindi sono qui:

http://giannipianofortista.blogspot.it/

...per continuare ciò che alcuni anni fa è iniziato proprio con questo blog, Giannipianofortista che si trasforma in 'Nascita' nel link che troverai sulla barra laterale di quella che considero la sua continuazione e sviluppo genetico.

Ti aspetto quindi sul Giannipianofortista che non cambia il nome ma la struttura si, chissà perché ma da un pò il bianco e il nero mi attraggono più del solito sarà per la contrapposizione ideale che rappresentano o per le estremizzazioni alle quali si può fare riferimento per luogo comune, oppure forse perché sono stanco dei grigi.

In un momento non facile ho necessità di scrivere e di dire anche se non sempre lo faccio completamente. Ma sono sicuro che la comprensione, arte complessa, appartiene a chi può comprendere.

Probabilmente mi lascerò andare a postare anche qui, talvolta, assalito dalla nostalgia delle cose non cancellate, alle quali ci si affeziona e che come giustamente sosteneva Petrarca, (citazione dotta) quando rimaneggiava le sue opere, anche ciò che non è bello o non piaciuto è comunque espressione di un momento storico della vita di ciascuno di noi.

Poi gli errori e le cose fatte bene chissà chi è realmente in grado di giudicarle!



Uomo





25 novembre 2013

16 NOVEMBRE 2013



































partire




























Una storia in movimento

quella nostra

iniziata alcuni anni fa 

per caso e curiosità

in questo buio

illuminato dalla verità

che ora esule si muove altrove

e non importa dove

solo stacchiamo i piedi dal suolo

Non ci sono tracce. 

Come volatilizzati.

























































24 novembre 2013

SCENDENDO DALL'AUTOBUS












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Appena sceso dall'autobus dopo aver salutato alcuni amici con i quali ci si vede ogni giorno in quel tratto che va da casa all'ufficio, ogni giorno, scambiando qualche parola, appena quelle che ci stanno in quei minuti che ci dividono dagli impegni improcrastinabili. 
Mi infilo la mano in tasca, quella di dietro, del pantalone scelto per quel giorno e abbinato con il resto, comprato da poco e molto attillato del tipo  'a sigaretta', con la vita giustamente bassa e qualche difficoltà per ritrovare il biglietto opportunamente obliterato che dopo una ricerca non facile, questa è la difficoltà dei pantaloni attillati,  tiro fuori per riporlo negli appositi cassonetti, ché se lo dimentico rischio di lavarlo come del resto è già capitato altre volte, e mentre armeggio con la piegatura del biglietto ormai usato, chissà perché poi lo piego prima di buttarlo ma mi viene così sempre come se dovessi conservarlo...mi si para davanti una donna di mezza età non vestita male, del modo in cui si veste una donna matura e senza molte pretese, ed io ero preso dai miei pensieri mattutini che non mi sembrava vero che proprio in quel punto ed in quel momento avrei incontrato lei. Quando scendi dall'autobus difatti tutto è molto frenetico e la prima cosa a cui pensi è di affrettarti a raggiungere il bar per il caffè, doppio appena macchiato, per poi incamminarti in direzione dell'ufficio. Il mio, è proprio sulla strada che fanno centinaia di studenti universitari che vengono dalla provincia somigliando ad un gregge in lento ma continuo movimento verso il campus nel quale ci sono così tante facoltà che se non conosci la strada ti ci perdi. 
Una donna appena protesa in avanti come ad inchinarsi per rispetto verso sé stessa che non verso gli altri, in modo che eri tu che le stavi davanti a provare un senso di rispetto nei suoi confronti imposto dall'imposizione implicita della distanza etica dalla sua posizione e dalla sua condizione. 
Mi ha chiesto con estremo garbo e con una delicatezza indescrivibile : " Per caso ha un euro, ma solo se se lo trova perché devo comprare da mangiare!" Mentre pronunciava queste parole accennava ad allontanarsi come se dicesse "ciò che ti sto chiedendo non serve neanche per me e so che sei nella posizione di chi potrebbe non darmi nulla ma te lo chiedo perché davvero ne ho bisogno altrimenti lo eviterei" E quando io le ho risposto che davvero non ne avevo...e dire che porto sempre con me una scorta di spiccioli in ogni tasca perché servono sempre, ma non ne avevo per davvero e gli ultimi li avevo spesi per acquistare il biglietto, lei ha accennato:"ah, ma va bene uguale non si preoccupi!" Le parole sono parole ma la dignità con cui ha pronunciato quelle parole è stata disarmante e mi ha colpito molto. Riflettevo sulla forza che ha dovuto avere, e non per fare un facile richiamo al luogo comune della crisi e dei pochi soldi che circolano e dei prezzi sempre meno competitivi delle merci e dell'aggravarsi della differenza sociale e del nascere della nuova categoria di poveri, ma deve essere sottolineato un atteggiamento così dignitoso e sensibile nonostante il bisogno estremo. Ha cominciato ad allontanarsi senza insistere, nel frattempo l'autobus ha ripreso la sua corsa e lei si allontanava sempre di più, io invece sono rimasto lì, con la mia borsa in mano e lo sguardo che seguiva il percorso di quella donna, che andava per la sua strada apparentemente senza meta.





















'Serenella'
'Scirocco'



23 novembre 2013

DA STAMATTINA









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Scrivo
e devo farlo
per trasmettere le sensazioni che provo
in questo periodo così turbolento
e poi mi rileggo e scruto me stesso in questo torpore serale
che comincia dal mattino e che si insedia nella fantasia.
Le dita si intrecciano
incespicano sulla tastiera bianca del pc
mentre corrono per raccontare dell'anima
nella sua più naturale manifestazione: Io.
E la scelta del soggettivo piuttosto dell'oggettivo
è decisamente voluta.
Tutto molto scontato e superato,
scavalcato dai tempi e anacronistico
per la velocità con cui si acquisiscono i dati
che solo dopo qualche minuto non sono più realistici,
ma le tracce che permangono sul foglio
restano ad impressione di una storia
e del suo sentire,
quella di noi
che abbiamo bisogno di fissarlo in qualche modo
per vedere come tra le parole si insinuano filamenti
che rapidamente crepano
per ciò che c'è al di sotto
e che vuole uscire premendo senza riverenza per alcuno,
neanche per l'autore che riscopre qualcosa di sé
che spesso
diventa molto di più che qualcosa.
Da stamattina
desideravo essere qui davanti al monitor
in cui il cursore fa da anticipazione
alle lettere che verranno dopo
che partoriscono parole su parole
le quali lentamente
assumono il significato voluto
e si delinea il motivo per cui sono state scritte,
ma non sono riuscito
per le mille cosa da fare il sabato
che da libero diventa il giorno più impegnato,
unica consolazione
che sono cose che riguardano e interessano solo me.
Ora che però
sto nuovamente lasciando
questo posto dei racconti e degli sfoghi
so di aver lasciato qualcosa che mi appartiene,
come un pezzo di me qui,
e che domani
quando tornerò a leggere,
mi rivedrò come in uno specchio
anche se non troppo levigato
ma sufficientemente chiaro
in un momento del lasciar andare,
dell'abbandono,
e di troppi ripensamenti.























20 novembre 2013

BIVIO

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B I V I O
Smembrato in mille pezzi di me dispersi in uno spazio infinito e senza confini. Se guardo solo per un pò al passato: pietre miliari e tappe di una storia in due che riempie il cuore di emozione e stento...a trattenerle, in un periodo questo di estrema delicatezza. Ma non per quanto ho avuto...anche per quello, non nella parte maggiore...quanto per ciò che mi è mancato, ed è la parte maggiore. Ho cercato complicità, intesa, comprensione, sguardo che cerca, intimità spirituale...ma ho trovato poco. Ed ora dopo essere stato marito per anni sto decidendo di smettere di esserlo. Rinuncio alla morte. Voglio con tutto me stesso seguire la vita...la mia. Non sono disposto a vendermi l'anima, per continuare una finzione che ha prosciugato ogni sorgente, ogni fede, ogni certezza acquisita nel tempo. Il bivio è stato raggiunto, dal quale prendo la strada della rinuncia ad una vita fatta di insinuazioni,  accuse, giudizi prevaricatori. Il bivio è la ragione del cuore...questa volta. Il signore del destino...sempre lui: il cuore. E lui ora è in lacrime. Non appena può. Non appena una parola gli ricorda di non aver vissuto come avrebbe dovuto, di non aver goduto dei diritti a cui aveva diritto. Il cuore grida da una prigione fatta orami da tempo...troppo tempo, di abitudine e piattezza. Non slanci, non passione, non dedicazione...non più. E con loro ho parlato. Si con i miei due occhi. Ho presentato loro il mio cuore, la mia vita ed hanno capito. Loro, così giovani, hanno capito e quello che non speravo è accaduto...mi hanno benedetto...sapendo che mi sarei distratto. Il cuore grida e vorrebbe che quella prigione si trasformasse, se fosse possibile, in un cortile dorato, ma sono troppe le volte che si è sperato e fatto mille tentativi, mille volte ormai. Decido di allontanarmi. Di star solo. Continuo ad essere padre...un ottimo padre...ma smetto di essere marito. Non lo sono più. Da ora. Ma gia da qualche tempo. Si lei fa tutti i tentativi che io noto, per quella caratteristica personale di essere attento alle piccole cose...e riconosco quei tentativi così teneri e discreti e talvolta anche forti e diretti. Bene, molto bene. Ma la misura è stata colmata. Non riesco a trovare una giusta compensazione che stabilizzi e riequilibri. Non riesco più. La verità, quando è troppo semplice, diretta, è la verità! ...non si direbbe sul post di un blog...
  

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18 ottobre 2013

4 novembre 2013

RESPIRO











Quando sei oggetto di un amore



qualunque esso sia,



e tu,



ti senti amato profondamente...






vivi. 






















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